Le parole per dirlo
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Vola, Laura, vola

25/06/2013

Ciospy l’abbiamo trovata abbandonata in un fosso vicino ai campi di grano.
Quel giorno non avevamo la macchina, così abbiamo rinunciato alla passeggiata da Limigiano a Castelbuono e ci siamo incamminati lungo il viale di casa per il percorso che porta al fiume verso Brufa.

L’ho vista subito da lontano un puntino piccolo piccolo,
era spaventatissima, appena ci ha visti si è nascosta dietro un cespuglio
si rotolava, faceva le fusa.

L’abbiamo portata a casa e poi dalla veterinaria.

«Avrà due, tre mesi. Adesso le facciamo il suo libretto. Nome?»

«Ciospy» e sorrido, pensando a Friwi che si diverte a prendermi in giro: da piccola tu eri una ciospa e ora sei diva.

«Data di nascita… Mettiamo una data qualsiasi: 20 maggio»

20 maggio.
Sono scoppiata a piangere davanti a tutti.
Una data qualsiasi è il giorno del tuo compleanno, la tua data di nascita.

Così il 20 maggio scorso Ciospy ha compiuto un anno.
Tu ne avresti compiuti 38.
Siamo state tutta la notte insieme.
Sul mio letto, io e te ad accarezzare Ciospy.
Un sogno che mi sono tenuta stretta stretta per tutto il giorno.

Quando hai adottato PiGi eri in Sardegna, lo hai accudito per tutta l’estate. Mi hai chiamato per chiedermi consigli: «Zia Ari, tu che sei la regina dei gatti…»
Alla fine non hai avuto il coraggio di lasciarlo e lo hai portato con te a Milano.
«Ari, si spaventa anche della sua ombra – raccontavi, ridendo di gusto – l’ho chiamato PiGi, PirlaGatto».
A Natale ho fatto un pacco regalo anche per lui: quattro palline colorate, un topino e uno snack al pesce.

Come ho fatto a perderti, bimba mia?
Questo tempo che passa, e tu non ci sei più. I ricordi non bastano e dentro qualcosa si è spezzato per sempre.
Mi consola solo una cosa: tu non dovrai sopportare il peso della mia morte.
Che tragedia, la più grande tragedia. Eri così giovane, così piccola.

La signora Cacace, te la ricordi? È morta a 103 anni. Gli ultimi tempi quando le facevo visita andava più o meno sempre così:

«Ne’ ma voi chi siete?»
«Sono Arianna, signora Cacace, la figlia di Emilia»
«Ah, Arianna come vi siete fatta bella… La mia vita? È passata così, fiuuu. Un soffio di vento».

Rimango ancora un po’ nel letto, sono stonata, stanca
dopo l’ennesima battaglia col sonno, in compagnia dei miei fantasmi.

La casa si riempie dell’odore di caffè, che gioia quei piccoli rumori domestici, i passi di Chris tra la cucina e il bagno.

Perché io sono viva
e tu sei morta?

Cammino molto,
leggo molto.
Mi serve per sedare l’ansia
e il terrore della tua assenza.

Calvino racconta di Perseo, l’unico eroe capace di tagliare la testa della Medusa,
senza lasciarsi pietrificare.
Dal sangue della Medusa, nasce un cavallo alato…
Perseo non abbandona la testa, la porta con sé.

Calvino cita Ovidio: «Perché la ruvida sabbia non sciupi la testa anguicrinata,
egli rende soffice il terreno con uno strato di foglie, vi stende sopra dei ramoscelli
nati sott’acqua e vi depone la testa di Medusa a faccia in giù»
E qui avviene il miracolo: i ramoscelli marini a contatto con la Medusa si trasformano in coralli, e le ninfe per adornarsi di coralli accorrono e avvicinano ramoscelli e alghe alla terribile testa.

Questo succede al mio dolore quando viene toccato dalle parole e dai sogni, Bigols mia.
«La sottile grazie del corallo sfiora l’orrore feroce della Gorgone…»

I libri e i sogni. Così sopravvivo, così resisto.

Vieni, seguimi ti porto a vedere la tua tomba.
Eppure quel percorso ormai così familiare, si complica
e camminiamo senza mai arrivare.
Per un giorno sei viva di nuovo
Ti accarezzo
la pella fresca, trasparente, profumata.
Accarezzo le braccia,
il tuo bel viso.
Tu sorridi
Io ho finalmente, anche se per poco, la possibilità di parlarti.
Cosa faccio? Cosa ti dico? Ho tante cose da dirti, bimba mia.

I fiori, ti dico i nomi dei fiori che raccolgo in giardino o mi regala per te Mafalda, la contadina di 80 anni che cura l’orto vicino casa. I fiori che, in tutti questi mesi, non sono mai mancati davanti alla tua foto accanto al letto:
Rose
Ciclamini
Margherite
Crisantemi
Garofani
Ortensie
Gigli di Sant’Antonio…

E la notte, Bigols, la notte
la vedi la candela che accendo alla finestra
ogni sera?
Una piccola lucina per farti sapere dove sono,
per dirti che
io sono sempre qui
accanto a te
e che non potrai perderti
perché io sono dove sei tu.

Non ce l’ho fatta a vedere il tuo corpo senza te
Mi perdoni?

Arriviamo davanti alla tua tomba
ma qualcuno ci dice che non c’è più niente
e mi consegna in una busta le tue ceneri.

Io so cosa fare e tu hai capito.
Cominciamo a correre, a correre
una accanto all’altra
con lo stesso ritmo
lo stesso respiro
Tu hai capito e gridi divertita
«No, Ari, No»…

E in quel momento ho fatto volare le tue ceneri
e urlo al cielo che si riempie di te:
«Vola, Laura, volaaaaaaaa»

Le ceneri cadono come lacrime nella pioggia su di noi
e io ti respiro
le tue ceneri entrano nei miei polmoni
ti guardo e ti dico:
«Bigols, ti ho respirata, ora tu sei qui
nel mio petto, nel mio cuore,
per sempre con me».

Ho aperto gli occhi,
ho fatto fatica a capire dov’ero.
Mi sono alzata, sono andata in giardino.
Ho aspettato che le lacrime si asciugassero.

Ho chiamato mamma:
«Mami, l’ho sognata. Ho sognato Laura…»