Show MenuHide Menu

Ancora sorelle

20/05/2015

sorelle

 

“Oggi è il compleanno di Bigols, Chris”
“Facciamo una cosa bella: compriamo un sacco di fiori”

Sei secondi. Un altro abbraccio, una piccola indecisione, una telefonata improvvisa. Un bacio prima di uscire.

Bastavano solo sei secondi. La macchina sarebbe passata sei secondi prima. Tu avresti imboccato la pista ciclabile lungo la rotonda e oggi festeggeremmo i tuoi primi 40 anni.

Tre anni, mi sento dentro un fermo immagine.

Io e Chris il mese scorso siamo venuti prima al cimitero e poi come ogni anno a mettere un nuovo fiore, una rosa bianca, lì al palo della luce, dove c’è il segnale della precedenza. Lì, proprio lì dove un disperato non si è fermato, portando via la tua giovane vita e la sua e la nostra pace. Per sempre.

Abbiamo preso un’altra strada questa volta. Per caso. Una strada ampia, accompagnata da alberi lungo tutto il marciapiede.
E all’improvviso ci siamo resi conto.

“È questa la strada che ha fatto lei quell’ultima sua volta”.

“Ora capisco. Sento la sua spensieratezza mentre pedala. È arrivata davanti a quella macchina disarmata”.

Riesco a vederti dall’altro lato della strada che guardi me e Chris impegnati nel nostro rituale: tutto serve per resistere.

Il lutto non si elabora mai. Si vive e basta. Ho fatto anche un piccolo tatuaggio intrecciando le iniziali dei nostri nomi.

Mi rassegno, non penso al futuro. Aspetto.

I tuoi figli non li vedo più. Basta un soffio di vento per spazzare via come il più spietato degli uragani legami fragili, esposti a un dolore pazzo.

Quando chiedemmo dove riposava Lia, Eleonora ci scrisse così:

“Se volete andare a trovarla, armatevi di scarpe molto comode, preferibilmente da escursione e andate a Passo Coe, in Trentino, a sette chilometri da Folgaria. Lasciate la macchina e fatevi un giro a Malga Zonta, presso Campomolon. È lì, nel suo posto preferito adesso”.

Mi rassegno, non penso al futuro. Aspetto, Bigols.

Forse un giorno si farà come avevi chiesto: “Se dovessi morire, cremate il mio corpo e disperdete le mie ceneri nella natura…”

Preghiamo per i nostri cari defunti, in particolare per Laura e Antonio.

Sono tre anni che sei morta. Trenta anni dalla morte di babbo.

Siamo ad Assisi nella Porziuncola, Padre Rosario dice la messa per te, per babbo. Ho i brividi, sento freddo dentro.

Frana la terra sotto i miei piedi. Trascina l’anima mia stanca al centro di questo mistero. Sento un ronzio fortissimo. E non sento più la mano di Chris.

Corriamo sulla spiaggia di Coroglio. Io, tu e Laika. Il cane pastore di zio Diego, lo zio di babbo. Sembra uscito da una di quelle cartoline antiche in bianco e nero, che la nonna ha nei cassetti. Lo prendiamo in giro, sottovoce per non farci sentire: ha più brillantina in testa che capelli. Soffochiamo le risate… Siamo sulla sua piccola barca a remi. Si va a fare il bagno dietro l’isolotto di Nisida. Dove l’acqua è pulita. Una magia, proprio sotto Posillipo e a cinque minuti da casa nostra. Se l’Italsider non avesse divorato la magnificenza di quei luoghi e la salute di tanta gente…

Laika si butta in acqua insieme a noi, un po’ per il caldo e un po’ per proteggerci. Riempiamo il cielo di risate e colori. Il dolore è sospeso. Almeno per un po’ non ho paura. Babbo è morto da soli due mesi. E forse per la prima volta non ci penso. Il cuore leggero… Ci siamo noi, Laura&Arianna, e il mare.

Ritorniamo sulla sabbia scura… Non ti vedo più. Sento solo la tua voce “Ci incontreremo ancora…”

La messa è finita. Andate in pace.

Risento la mano di Chris che stringe la mia.
“Portami fuori, amore. Ho bisogno del sole”.

Ci deve essere un non-luogo. Senza spazio, senza tempo.
Dove io e te siamo ancora sorelle.

Ovunque proteggi la grazia del suo cuore…
Adesso e per quando tornerà l’incanto.
L’incanto di te…  di te vicino a me.