Le parole per dirlo
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È lunga la vita senza te

23/04/2014

Scrivo sempre meno la mia tristezza, ma in un certo senso essa è più forte, passata al rango dell’eterno, da quando non la scrivo più [Dove lei non è – Roland Barthes]

È così, una volta che dal trauma del momento si passa alla tristezza per sempre. Una volta che il rimpianto di te è la cifra della mia vita.

Ho incessantemente il cuore pesante.

Il tempo scorre e fa più male.

Mi sono arresa. Le parole non le cerco più.

Mi sono arresa alle parole. Laura non se n’è andata. Laura è morta.

Il fatto che una persona sia morta, può vuol dire che non è viva. Ma non che non esiste. Per questo io ti parlo continuamente. E mi prendo cura del nostro amore, anche in assenza di te.

Quello che non uccide, fortifica. Non è vero: quello che non ti uccide può anche indebolirti una volta per sempre.

Il dolore non ha nessun senso. Il dolore non serve a niente. Ma non c’è alternativa. Il dolore, dopo averti cambiato, cambia.

Noi sopravvissuti lo sappiamo bene: a un certo punto i ricordi vanno a nascondersi. Per paura, per rabbia, perché è l’unica via di sopravvivenza. Poi però arrivano. Senza preavviso.

Ero a letto, era tardi. Stavo pensando al lavoro. Ricordi il giorno che sei stata qui, tu da sola? I bimbi erano a Milano. Ti ho lasciata dormire fino a tardi: almeno così si riposa un po’. Ti ho svegliata con l’odore del caffè. Hai aperto gli occhietti, hai sorriso. “Grazie, Ari”. “Amaro, bimba come piace a te”.

Quel ricordo s’era nascosto chissà dove. Mi ha tenuta sveglia per un po’ con una fitta al cuore. Poi mi sono addormentata. All’improvviso verso le 4 di notte ho avuto una crisi respiratoria. Non respiro, Chris, aiutami. Sto collassando, chiama mamma… I ricordi dicono solo una cosa: tu sei morta. Ho avuto un attacco di panico. Fino alla fine io non lo accetterò. Sorella mia, figlia mia. Si può immaginare un dolore più grande?

In questi giorni ho un’immagine fissa che mi accompagna. La mia piccola bimba in mezzo a un prato, circondata da una miriade di margheritine. Il sorriso dolce, aperto, fiducioso. Il vestitino rosa, il taglio di capelli a caschetto, corto. I sandaletti blu. Quelli preferiti. Forse l’ho scattata proprio io quella foto, stavamo giocando con la macchina fotografica istantanea che ci aveva regalato babbo.

Eri la mia bimba. E io ti dovevo proteggere, il mondo è pieno di bimbi cattivi. Ci penso io Bigols, ci penso io. A proteggerti.

Quand’è che ho smesso di pensarci, Bigols? Quando e perché t’ho lasciato la mano?

“Sei come la mia moto, sei proprio come lei”. Cantavi e ballavi senza sosta chiusa nella nostra cameretta. Mamma ti diede il permesso di andare al concerto, ma solo se t’accompagnavo io. Io protestavo, tu correvi per tutta la casa gridando di gioia.

Il tuo primo concerto. È stato un attimo e non ti ho vista più. Una paura di pazzi. Ed eccoti lì: eri fuggita sotto al palco per dare la mano a Jovanotti… Ti guardavo da lontano e pensavo: è adorabile.

T’ho visto piegata in due dal dolore. T’ho visto rimettere insieme pezzi distrutti per sempre con coraggio e con amore. A piccoli passi. Eri una mamma meravigliosa, premurosa, attenta. Quel tuo modo di essere mamma è diventato poi col tempo anche il tuo modo di essere sorella. Tu mi coccolavi. Oggi so che era un dono.

Che malinconia struggente. Riempie tutto: i pensieri, le risate, ogni respiro. Tutti i baci.

Succedono le cose. Ed è con te che vorrei condividerle.

Come ho fatto a rimanere in piedi davanti alla tua tomba?

Quel giorno di due anni fa eri uscita per tornare. I panni sul tavolo da stiro. La carne da scongelare sul lavandino per la cena.

Eri così felice della tua nuova passione. “È bellissimo Ari, andare in bici mi fa sentire libera”.

L’ultimo pensiero declinato al futuro: la macchina non si fermerà.

La paura, la frenata, la bici che si avvita. Tu che cadi.

Avevi ragione: la macchina non si sarebbe fermata.

Arianna non c’è a difendermi dai bimbi cattivi…

È buio e fa freddo. Sto morendo.

Ari mia… T’ho cercata e tu m’hai vista.

Così ti ho sorriso. E questo sarà l’ultimo ricordo che avrai di me. Non abbandonarmi mai. 

È lunga la vita senza te. Sorella mia, bambina mia…