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I tuoi figli

18/10/2012

Una volta al mese sono da te, dai tuoi figli.

Ti porto i fiori e l’abbraccio di mamma.

Ci siamo divise i compiti: io vengo al cimitero.

Lei tutti i giorni va a messa e prega per te, per noi. Ormai i frati francescani quando la vedono scappano.
Vorrebbe non vivere più. La capisco.

Non riesco ancora ad andare a casa tua.

Faccio questo viaggio mentalmente, mi aggiro per le stanze, tocco le tue cose. E sento la terra aprirsi sotto i piedi.

Ho bisogno di riabbracciarti, di toccarti, di ritrovarti. Quando incrocio gli sguardi di Marco e Fabiana, e non abbiamo fretta di guardare altrove, io ti ritrovo.

E ti rivedo. Bellissima.

Rivedo la tua storia, la fatica,

la tua vita sempre in salita.

Rivedo la fragilità, il coraggio,

la paura, la fierezza.

I tuoi occhi feriti, delusi da chi diceva di amarti.

‘Zia, perché non ti trasferisci qui?’

All’improvviso la voce di Fabi.

Amore, amore, amore.

Una mamma non deve morire.

Tu sei morta e io non sono riuscita a fermare il mondo.

Cado in ginocchio, come quando arrivò quella telefonata: ‘Laura, l’incidente…’.

Alzo le braccia al cielo e ti chiedo perdono.

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