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Cade la neve
Cade la neve
si accumulano feroci i giorni senza te
Cade la neve, bimba mia
penso a quella piccola cicatrice che avevi tra la fronte e il naso
alla sera che ti sei ferita mentre giocavamo con Enzo
al suono della tua risata che riempiva ogni cosa
agli ultimi pensieri che avrai fatto
le ultime cose che avrai visto
prima di scivolare sotto quell’auto
Cammino dentro questo silenzio
soffice e puro
dove vengo a cercarti
Penso a Chris
che ha abbracciato il mio dolore
senza riserve
senza paura
amandomi, semplicemente
Come io amo te
piccola sorella mia
senza vacillare
tra lacrime
crisantemi bianchi
e candele profumate.
‘Penso a tutti quelli che sono esistiti
sin dall’inizio dei tempi
E a me come loro di passaggio
vacillante verso il grigio mondo d’ombra
Come ogni cosa intorno a me
anche questo stesso solido mondo
in cui essi hanno vissuto
sta per dissolversi e sparire.
Cade la neve,
cade nel cimitero solitario…
Cade leggera su tutto l’universo
cade lenta,
come la discesa della loro ultima fine
su tutti i vivi
e sui morti’
Ti ricordi?
Ieri mattina il contadino c’ha portato due uova fresche.
Sai cosa ho fatto?
Lo zabaione, a mano, come lo faceva babbo quando eravamo piccoli.
Ti ricordi?
Io me la ricordo ancora l’eccitazione per quel rito della domenica mattina. Arrivavano le uova ancora calde avvolte nella carta del giornale.
Babbo preparava una tazza per me, una per te, una per Enzo.
Sbatteva veloce veloce il tuorlo fino a sciogliere completamente lo zucchero. La magia del rosso che diventava sotto i nostri occhi quasi bianco.
Com’è forte il mio papà!
Ti ricordi, Bigols?
La sera prima di addormentarmi ti ho chiesto:
‘Vieni da me’.
E sei venuta.
Siamo nei campi vicino casa mia
Ti vedo da lontano
Qualcuno mi ha concesso un ultimo abbraccio
E allora corro
e grido
grido con tutto il fiato che ho in corpo
grido con tutte le forze che ho
grido il tuo nome al cielo
Lauraaaaaa
Tu mi vedi e corri verso di me, ridendo
La felicità che provo è disumana,
come questo dolore
una gioia che
no, non è di questo mondo
un’estasi
una vertigine
Poi il risveglio, amaro
faticoso, la gola chiusa in una morsa
come sempre ormai.
Non voglio morire, vorrei solo restare nei sogni.
Guarda cosa ho trovato in giardino
un narciso giallo che non avevo piantato
lì tra la lavanda.
‘La morte non cancella tutta la bellezza del mondo. La rende solo inutile e la trasforma in splendore vano’.
(Tutti i bambini tranne uno – Philippe Forest)
Uscite dal Mondo
Le parole che compongo e scompongo dentro di me
sono per noi due
Non ti lascio andare, io continuo a parlarti
Le parole davanti al dolore arretrano, sfuggono, si arrendono
rimane solo la preghiera
La notte respingo il sonno
Scivolo silenziosamente davanti alla tua tomba
non ti lascio sola nel buio, no
Inseguo storie di chi piange ‘l’amato perduto’
Se questo dolore mio non è più eccezionale
Forse farà meno male, senza le parole per dire si è così soli
E invece più leggo e più abito l’inconcepibile
La vita va avanti, sì
A chi mi chiede ‘Come stai?’
cercando rassicurazioni
dico ‘meglio, il tempo…’
Dentro vago in territori senza speranza
dove il Sole Nero della Melanconia
mi scalda e mi uccide
per quello che è stato, per quello che non sarà
Basta un gesto, un suono, una folata di vento
e riaffiorano ricordi che non sapevo di avere
Non riuscivo a trattenere i singhiozzi
al tuo saggio scolastico
Tu ancora non sapevi della morte di babbo
I tuoi occhi smarriti
‘Perché piange Arianna?’
‘Perché ha mal di pancia’
Come gli occhi di Faby
quando ho pianto davanti al bigliettino di Natale
‘Ti vogliamo bene assai’
Marco, Fabiana, Gianluca
La tua firma non c’era
Ogni volta che vengo a Milano
si rinnova la mia uscita dal mondo
‘Lei a un certo punto arriverà’, mi dico mentre metto i fiori nell’acqua
‘Lei ora entrerà da quella porta’, mi dico mentre pranzo con i tuoi figli
Ogni volta torno a casa senza di te
Sono venuta lì dove ti ho perso
La prima volta era agosto
non c’era nessuno per strada
era mezzogiorno
Ho accarezzato i fiori che qualcuno ha sigillato con cura intorno al palo della luce
Sono rimasta ferma immobile a guardare un punto fisso dell’asfalto
ti ho visto lì distesa senza più vita sotto quell’auto
Fa che non abbia sofferto, fa che non abbia capito
‘Sei la sorella?’
’Sì’
‘L’ho capito subito. Sei uguale a lei. Io e mia moglie abbiamo visto tutto’
‘È morta sul colpo o era ancora viva, ha capito, ha sofferto…?’
‘Quando siamo scesi per soccorrerla, già non si muoveva più’
Eri a sei secondi dall’entrata della pista ciclabile
Sei secondi ed era fatta
Sei secondi che hanno deciso la tua vita e la nostra dannazione.
Sono tornata una seconda volta con Chris
abbiamo legato al palo delle luce
una rosa rossa
per amore tuo
e per dire addio alla vita che non abbiamo più
La vita che abbiamo conosciuto fino a quel 23 aprile se n’è andata con te
Oggi stiamo vivendo una vita nuova,
fatta di mistero, di silenzi, di racconti, abbracci,
di libri, gatti e passeggiate
sempre tenendoci per mano,
camminando sull’orlo di un abisso
Quella rosa rossa è
per Enzo
e il suo sguardo perso nel vuoto
per mamma
che non ha accanto a sé nemmeno una tomba sui cui piangerti
e inciampa continuamente nelle parole che come me non trova
poi finalmente con la voce spezzata riesce a dire:
‘È che mi manca’
Ma io non mi arrendo, Bigols
continuo a comporre e scomporre le parole e i ricordi
Con le parole ti tengo qua
vicino a me
‘Dicono che al momento della morte l’anima – che non esiste – si separi dal corpo – che non esiste più – e che, pacificata, giri su se stessa planando in cerchio nello spazio, e prima di cadere riversa in un dolce pozzo di luce ascolti il grido straziato dei vivi abbandonati rispondendo loro con una parola di profonda compassione. Come rinunciare alla possibilità, anche infima, di un ultimo messaggio? Allora, senza interrompersi, parlano al suo orecchio non volendo pensare che le parole che sussurrano possano andare perdute.’
Io continuo a cercare il tuo viso nella forma delle nuvole.
Mai più
Stanotte mi sono addormentata verso le 4 e 30 e t’ho sognata
Siamo al parco monte dolce, dove siamo cresciute
sei al telefono
ti chiamo mi avvicino tu ti allontani e allora inizio a seguirti
Mi ritrovo sospesa nell’aria
inizio a volare prima lentamente e poi sempre più velocemente,
continuo a seguirti e a chiamarti
Ti vedo entrare in una casa, non è la nostra
si scende, come quando vengo da te sulla tua tomba
Sei lì nuda e c’è del sangue
‘Laura come stai? Cos’è quel sangue?’
‘Niente, non ti preoccupare’
mi rispondi e non mi guardi negli occhi
Non so più dove sono
c’è ZiaMia e mamma
è così invecchiata, così piccola
indossa un cappotto nero più grande di lei
cominciamo a scendere anche qui ci sono scale e ZiaMia rimane su e ci guarda dall’alto,
io e mamma ci sediamo sui gradini e iniziamo a piangere abbracciate
Adesso sono in una stanza buia
c’è una donna che balla e ride
alle sue spalle vedo delle manine piccole e dei capelli lucenti rosso fuoco: è Laura
sei tu
Ti chiamo, ti prendo le mani
riesco ad abbracciarti, finalmente
Laura, Laura
bimba mia, piccola mia
all’improvviso diventi adulta sotto i miei occhi
Sono alla stazione c’è Friwi, ci sei tu
e componiamo un cerchio abbracciandoci
c’è una quarta donna ma non ricordo se è ZiaMia o mamma
Mi sveglio, non riesco a respirare
corro da Chris, racconto il sogno
piango e piange anche lui:
Tu non tornerai mai più.
Howl, howl, howl, howl! Oh, you are men of stones. Had I your tongues and eyes, I’d use them so That heaven’s vault should crack. She’s gone forever.
Oh, thou’lt come no more,
Never, never, never, never, never.
Ululate! Ululate! – Oh voi siete uomini di sasso!
Se io avessi le vostre lingue e i vostri occhi vorrei urlare e piangere
fino a spezzare le volte dei cieli!
L’ho perduta per sempre!
Tu non tornerai più! Mai più,
mai più, mai più, mai più, mai più!
(King Lear – William Shakespeare)
Laura
Piove come quel giorno
Mi alzo dal letto, ti cerco
perché non sei in cucina
a fare il caffè mentre chiacchieriamo?
Guardo fuori, il cielo nero
dum dum dum veloce veloce
il rumore sordo delle gocce sulla plastica fuori al balcone
e il mio cuore che non la smette di battere forte, forte
come se volesse uscire dalla bocca
Vado in bagno, passo per il salotto, torno in cucina
non ci sei
Vedo Enzo nella stanza di Marco in piedi mi guarda
‘Ma allora è vero?’
Non ho voce, non riesco a parlare
Faccio sì con la testa
Dum, dum dum
sempre più veloce, sempre più forte
il cuore letteralmente sta per scoppiare
Arriva il messaggio di Chris
‘Povera piccola…’
‘È finito tutto, Chri, tutto’
‘Ziamia, è morta’
’Sì, ma come sta?’
‘Ziamia, non hai capito: zia, Laura è morta’
Sento Enzo, chiuso in bagno. Piange
Mamma al telefono con Zio Lucio:
‘Lucio, Lucio, Lucio. Laura, se n’è andata’.
È passato quasi un anno
A volte mi ritrovo per strada con il cellulare in mano
‘Adesso chiamo Bigols, questa cosa gliela devo raccontare’
Ti devo raccontare l’amore, tutto questo amore
che mi salva e mi condanna
L’amore di Chris
quel giorno nei campi
quando sono crollata
e non ha provato a rialzarmi.
Si è seduto accanto a me
tenendomi stretta fra le sue braccia
mi ha cullato
per un tempo che non ricordo più
per tutto il tempo delle mie lacrime
Se potessi ti racconterei
di Filippo, un amico di facebook,
che ogni mese con la piccola Giada mi aspetta alla stazione di Milano,
dove una volta mi aspettavi tu.
Mi accompagnano al cimitero
Una volta alla settimana ti portano i fiori per me,
Giadina è addetta al cambio dell’acqua
Ti racconterei
di Friwi, che non ha mai smesso di chiedermi
‘come stai?’
sapendo che non ho più la risposta
e di quella chiesetta piccolissima,
all’interno del monastero dei frati francescani,
dove mamma io e chris condividiamo il dolore di questa vita senza te
Senza questo amore non avrei potuto attraversare lapidi, fiori, foto, date di nascita e di morte per venire da te
Non ci sono parole,
le lacrime non bastano
Per noi che siamo i sopravvissuti
Ho fatto l’ultimo viaggio da sola,
Perugia-Milano in treno,
stazione Desio-cimitero a piedi
un’intera giornata da sola con te
ti ho portato i ciclamini rosa e bianchi e una canzone
Laura
You’re the train that crashed my heart
You’re the glitter in the dark