Le parole per dirlo
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Il primo bacio

23/11/2012

Ero seduta davanti alla tua tomba

‘Guardi che passa’
ha sibilato alle mie spalle una donna anziana

L’avrei afferrata alla gola con le mani,
le avrei strappato a morsi dalla faccia quel sorriso.

Non ascoltarla, Bigols
Io non cerco sollievo dal dolore
Non ho paura di affondarci le mani e tutto il corpo.

Con le unghie solco il mio viso fino a sanguinare
Vomito sangue e lacrime
Soffro perché ti amo e se potessi ti amerei di più
Molto di più.

Ti ho vista quel giorno
Nuda, con i tuoi capelli rossi lunghi lisci sulle spalle bianche
‘Mia sorella può morire’
E un vuoto freddo nello stomaco
Come potevo sapere, piccola bimba mia, che tu proprio in quel momento morivi?

Eri con me
e io non ero con te.

Terrò fede alla promessa che non siamo riuscite a farci
Ti troverò spazio dentro di me
e un giorno ti permetterò di riconoscere nelle voci di due sconosciuti
i tuoi figli ormai adulti.

Le ho trovate, Bigols, le ho trovate
Le parole
Le ha trovate uno scrittore, per me e per te che sei caduta fuori dal tempo.

Non ho paura di venire ogni giorno laggiù dove ora ti trovi con babbo
e dove una parte di me è caduta insieme a voi

Conosco la via del ritorno
A casa c’è Chris che mi aspetta.

Con i morti bisogna parlare.

E allora ascoltami

Fa caldissimo
siamo nella nostra stanzetta
due pagnottelle tonde in mutandine e canottiera

‘Vuoi vedere come si baciano i fidanzati?’
E avvicinai le mie labbra alle tue, con il candore felice della nostra piccola età
inclinando la testa di qua e di là, proprio come avevo visto in tv

Mamma stava cucendo alzò lo sguardo e disse: ‘Uè e non si fa’
Scoppiammo a ridere.

Sei stata il mio primo bacio sulla bocca.

I tuoi figli

18/10/2012

Una volta al mese sono da te, dai tuoi figli.

Ti porto i fiori e l’abbraccio di mamma.

Ci siamo divise i compiti: io vengo al cimitero.

Lei tutti i giorni va a messa e prega per te, per noi. Ormai i frati francescani quando la vedono scappano.
Vorrebbe non vivere più. La capisco.

Non riesco ancora ad andare a casa tua.

Faccio questo viaggio mentalmente, mi aggiro per le stanze, tocco le tue cose. E sento la terra aprirsi sotto i piedi.

Ho bisogno di riabbracciarti, di toccarti, di ritrovarti. Quando incrocio gli sguardi di Marco e Fabiana, e non abbiamo fretta di guardare altrove, io ti ritrovo.

E ti rivedo. Bellissima.

Rivedo la tua storia, la fatica,

la tua vita sempre in salita.

Rivedo la fragilità, il coraggio,

la paura, la fierezza.

I tuoi occhi feriti, delusi da chi diceva di amarti.

‘Zia, perché non ti trasferisci qui?’

All’improvviso la voce di Fabi.

Amore, amore, amore.

Una mamma non deve morire.

Tu sei morta e io non sono riuscita a fermare il mondo.

Cado in ginocchio, come quando arrivò quella telefonata: ‘Laura, l’incidente…’.

Alzo le braccia al cielo e ti chiedo perdono.

-

Buon compleanno

12/09/2012

Ogni mattina apro gli occhi e di nuovo ti perdo.

No, oggi la tua telefonata non arriverà: ‘Uè zia Ariiii, buon compleanno’.

Ogni mattina precipito e la mia fatica è tornare su. Riuscire a sentire la voce di Chris, afferrare la sua mano: ‘Andiamo a passeggiare?’
Non si può da soli, non si può.

È arrivata la lettera di Friwi, dentro a un pacco enorme con dentro tante piccole cose. Che dicono tutto di una vita, di un legame, di un patto: un pacco di brioche al cioccolato, il muesli croccante, 150 fogli di carta leggerissima ‘schizza e strappa’, penne colorate, un portapenne di stoffa con le margherite bianche e le coccinelle, una scatoletta supergusto per Milù e una grattugia che cercavo da tempo, uno di quegli affarini per la cucina per cui tu uscivi pazza.

Ariiiiiiii

mia cara micia,

so che suona strano e vagamente fuori luogo, ma… Buon compleanno.

Oggi è il primo di una lunga serie di compleanni senza senso che ti toccherà vivere. E io non sopporto molto l’idea.

Quest’anno sono state tante le ‘prime volte’ senza Laura, e questa giornata non è poi tanto diversa da tutti gli altri giorni in cui ti svegli e accetti di accettare l’inaccettabile.

Eppure un compleanno senza Laura è tosto. Quando è stato l’ultimo compleanno passato con lei? Da quando la vita si è trasformata in una lista dove contare le ultime volte con e le prime senza? È davvero questo il massimo che ci tocca da adesso in poi?

Allora questo non è un regalo di compleanno, è un regalo di consolazione… e neanche per te, ma per me, che non posso fare altro che stare a guardare.

A guardare la mia adorata cugina aggrapparsi al nulla che questa vita ci offre, resistere con coraggio e dignità a un’onda che ha sommerso tutto.

Come sai, in tempi molto antichi è nata la nostra alleanza, abbiamo scelto con cura le prove che potevamo sopportare e i nostri compagni di viaggio… AHAHAHHAHA! Ci sei cascata!!

Ari, io non so che cazzo è successo, non ho molte risposte… ma mettiamola così: è la prima volta nella mia vita da adulta che ti faccio un regalo di compleanno. E neanche dei più belli.

Perché nonostante tutto, io sono qui per te a tenerti la mano, e a mettere fiduciosa la mia nella tua. Anche quando non sappiamo dove andiamo, anche se la mano che vorresti stringere non è la mia, ma quella della tua sorellina che chissà perché non possiamo più toccare e stringere. Ma che ci parla in un negozietto di Assisi con una folata di vento e una canzone nel cuore.

Perché so che quando saremo davanti a San Pietro te lo magnerai vivo con tutte le chiavi e che quando ci chiederanno conto delle nostre azioni, noi grideremo come pazze ‘ma le nostre azioni cooooooooosa???’

Non è molto, ma al momento mi accontento. E so che ti farà impazzire di rabbia, ma auguri.

Ti amo tantissimo, Friwi

E ho pianto e ho riso. Lo so è la vita, ma vi prego non ditemelo.

Mi manchi Bigols.

Avrei voluto almeno tenerti la mano.

Sei nelle piccole cose

24/07/2012

Sei nelle piccole cose

Sono passati tre mesi e questo dolore sa di non avere Tempo

Ieri io e Chris siamo venuti a messa con mamma nella piccola chiesa di campagna

e poi ho pianto tutto il giorno

Guardo la foto di noi due mano nella mano

Chiudo gli occhi e ti bacio tutta, come non ho avuto il coraggio di fare tre mesi fa

A volte sento il tuo profumo, me lo porta il vento

La sera prima di andare a dormire con Chris accendiamo la candela nella lanterna in giardino, così non puoi perderti. Sai dove sono anche di notte…

Ti tengo stretta stretta, non ti lascio mai. Il tuo buio è il mio, la tua paura la mia

I sogni premonitori, miei, tuoi, di mamma la mia disperazione

‘E l’Aria era piena di pensieri e di cose da dire, ma in momenti simili vengono sempre dette solo le Piccole cose. Le Grandi s’acquattano dentro, non dette…’

Io resisto

10/07/2012

Ho ripreso fra le mani i libri dell’università. La mattina studio.

Storia della filosofia antica. I ricordi trovano pace. Io riposo. Almeno per un po’.

I fiori che annaffio.

Le farfalle che giocano sulla lavanda.

I croccantini per i gattini e per il riccio.

Chris che mi dice: ‘Ti serenado?’ E suona al pianoforte i brani che amo.

Le passeggiate in montagna.

Il sentiero da Limigiano a Castelbuono.

C.S.I. e The Big C.

Le coccole con Milù.

I viaggi a Milano per portarti le margherite bianche.

Le cose che ti scrivo.

Le lacrime che vengono giù.

È l’ora del disincanto. E io resisto.

Amore della mia vita

01/07/2012

Ogni mattina vengo a salutarti nei campi

Ho ritrovato la lettera che mi hai scritto quando sono partita per Urbino.

Mittente: Bigols Ciccone

6 dicembre 1996. Eri già incinta di Marco e non lo sapevi ancora.

‘Che ironia la vita, vicine per 21 anni e mai tanto vicine adesso che siamo lontane, le nostre strade si sono divise materialmente, ma le nostre anime sono più vicine che mai’

Bigols, Amore della mia vita…

Cado finalmente in ginocchio…

30/06/2012

Posso vivere per te? Portarti nel mio corpo perché tu esista per i cinquanta o sessant’anni che ti hanno rubato?

Non è ricordarti ciò che voglio, ma vivere la tua vita, essere te, che ami, che senti e palpiti in me, che in ogni mio gesto sia un gesto tuo, che la mia voce sia la tua voce. Cancellarmi, sparire affinché tu prenda possesso di me, figlia mia, affinché la tua infaticabile e gioiosa bontà sostituisca completamente le mie annose paure, le mie povere ambizioni, la mia esausta vanità.

Gridare fino a perdere il fiato, lacerarmi i vestiti, strapparmi i capelli a ciocche, coprirmi di cenere, così voglio soffrire questo lutto, ma da mezzo secolo pratico le regole della buona educazione, sono esperta nel negare l’indignazione e nel sopportare il dolore, non ho voce per gridare.

…Non devo opprimerti con il mio pianto. Sto soffocando la pena trattenuta, esco sulla terrazza e l’aria non mi basta per tanti singhiozzi e la pioggia non mi basta per tante lacrime. Allora prendo l’auto ed esco dal paese diretta verso i monti, e quasi alla cieca raggiungo il bosco delle mie passeggiate, dove tante volte mi sono rifugiata a pensare da sola.

Mi inoltro a piedi per i sentieri che l’inverno ha reso inservibili, corro inciampando tra rami e pietre, aprendomi il passo nella verde umidità di questo vasto spazio vegetale, simile ai boschi della mia infanzia, quelli che attraversai su un mulo seguendo i passi di mio nonno.

Cammino con i piedi infangati e gli abiti inzuppati e l’anima che sanguina, e quando si fa buio e non ne posso più di camminare e inciampare e scivolare e rialzarmi e proseguire incespicando, cado finalmente in ginocchio, mi strappo la camicetta, saltano i bottoni e con le braccia in croce e il petto nudo grido il tuo nome, figlia mia.

La pioggia è un manto di buio cristallo e le nubi scure si affacciano tra le chiome dei neri alberi e il vento mi morde i seni, mi penetra le ossa e mi ripulisce dall’interno con i suoi stracci gelati.

Affondo le mani nel fango, raccolgo manciate di terra e me le porto alla faccia, alla bocca, mastico grumi salati di melma, aspiro a boccate l’odore acido dell’humus e l’aroma medicinale degli eucalipti.

Terra, accogli mia figlia, ricevila, avvolgila, dea madre terra, aiutaci le chiedo e continuo a gemere nella notte che mi cala addosso, chiamandoti, chiamandoti.

Laggiù in lontananza passa uno stormo di anatre selvatiche e si portano via il tuo nome verso sud. Paula, Paula…

(Isabel Allende, Paula)

Vorrei riarrotolare il tempo

11/06/2012

Ti ho portato le margherite bianche e ho pianto tanto davanti a quella scritta oscena.

Laura Ciccone 20/5/1975 – 23/4/2012

Enzo si ricorda quando ti cambiava i pannolini.

Durante il terremoto cercavo di rimanere sveglia. Ti dovevo proteggere, mi sarei gettata su di te se fosse crollata la nostra cameretta.

Quando andammo a prendere mamma all’aeroporto tu non lo sapevi ancora che babbo non c’era più e cantavi: quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due. Quanto ti amavo Bigols mia.

Vorrei riarrotolare il tempo. Indietro, indietro, indietro. Fino a qui. Quando per essere felici bastava un po’ di sabbia tra le mani.

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Bigols e i ciclamini

01/06/2012

Anche sul cellulare il tuo numero è sotto la voce Bigols.

Quando eravamo piccoline ci facevamo ciotte ciotte di big bubble (noi le chiamavamo bigbabbols). Ne mettevamo in bocca anche tre o quattro alla volta. E tu per me eri ciaciosa come quelle gomme rosa morbide e dolcissime. Eri la mia Bigols.

La prossima settimana vengo a trovarti. Ti porterò delle margherite. Avrei voluto portare i ciclamini. Marco ieri mi ha raccontato che ogni fiore che vedevi per gioco dicevi sempre: ‘Uuuuuh i giclamini’.

T’ho sognata. Ero in macchina tornavo da un lungo viaggio sul Parco Monte Dolce dove siamo cresciute. C’era un sacco di gente che mi aspettava, ma non conoscevo nessuno. Poi ti ho visto, appena sono scesa dall’auto ho fatto una corsa verso di te. E correvi anche tu verso di me, gridavamo: ‘Ari’ ‘Bigols’. Ti sono saltata addosso e ci tenevamo forte. E quei baci, quelle carezze, e quelle risate.

Ho ancora tutta una vita davanti e non mi rimane che incontrarti nei sogni…

Solo un po’

07/05/2012

Non dormo più. E se mi addormento mi sveglio in preda agli attacchi di panico.
Ho paura.

Quel viaggio verso casa tua. Quella corsa, le scale, le gambe pesanti, la porta che si apre. Enzo che senza voce mi dice ‘Non c’è più’.

L’urlo di mamma: No. Maledetto. No.

Ancora tremo.

Il tuo viso, che Gianluca ha accarezzato. Il tuo viso sporco di sangue, che Gianluca ha pulito.

Mi alzo ogni mattina e inizio a cercarti. Tutto il giorno. La sera sono stanca, sfinita. Dove sei, Bigols, dove sei?

Ridatemela, vi supplico. Solo un po’, il tempo di abbracciarla ancora una volta, il tempo di dirle addio.